La Cupola spenta alla Festa del Ticino: ma perché non possiamo far festa con la nostra città?

di Paolo Montagna


Mi perdonerete se rubo uno spunto alla bellissima analisi sulla nostra città proposta la settimana scorsa da Massimo Esposti: “Pavia merita di più. Impegniamoci tutti insieme per renderla più bella”. Sì, perché uno dei tanti suggerimenti che Esposti sottolineava l’avevo pensato anch’io.

Mi riferisco alla Cupola del nostro Duomo. La sera dei fuochi d’artificio, due settimane fa, mentre con amici ero seduto sulle rive del Ticino ad attendere lo spettacolo, ho osservato la Cupola spenta, e ho pensato alle migliaia di persone che si erano riversate in città, quel giorno e nei giorni precedenti, per i tanti eventi, per la Notte Bianca, per il Mercato Europeo… Erano i giorni della festa di Pavia, una festa chiassosa, caotica, sovraffollata di cose e di gente. Ma certamente una festa, allegra, scanzonata, eccitata. Una festa di tutte quelle persone che “ci stavano”, che si riversavano nelle strade tutte insieme, spinte anche solo semplicemente dal desiderio di esserci, in compagnia, o comunque nella certezza di incontrare amici, perché tanto… eravamo tutti lì!

La città, con le sue mille bancarelle colorate, i negozi illuminati, i tavolini dei bar affollati, la musica incalzante a ogni angolo di strada, era piena di luci, di suoni, di odori. Era “vestita a festa”, come è giusto nei giorni di festa. Ma la Cupola del Duomo era lì, incombente su noi tutti, silenziosa e spenta.

La nostra Cupola, così bella in occasione delle SS.Spine, con quell’illuminazione solare che ci ha affascinati e commossi alla riapertura della Cattedrale, nelle sere della Festa del Ticino era desolatamente spenta.

Confesso che mi ha messo un po’ di tristezza. Mi ha suggerito un pensiero che vorrei allontanare, ma si fa strada dentro di me, e se fosse vero, non ne sarei certo contento!

La sera delle SS.Spine, la Cupola illuminata sembra dire a tutta la città: guardate, la Chiesa di Pavia si veste a festa, noi cristiani invitiamo tutti a far festa con noi attorno a Gesù… venite, venite con noi, venite alla nostra festa! La sera della Festa del Ticino invece, quando la città intera è in festa, e tutti – proprio tutti! – sono per le strade, la Cupola spenta sembra dire: io, che rappresento la Chiesa di Pavia, guardo dall’alto, altezzosamente, la città tutta presa dal divertimento, dal rumore, dal caos… no, queste cose non mi appartengono, io con questa festa non c’entro, io sono superiore…

Voci che riecheggiano tante grida, contro il degrado, contro la movida, contro i giovani, contro la perdita dei valori, contro… sempre contro… E così il distacco tra Chiesa e mondo, tra cristiani e “gente comune”, impercettibilmente continua ad aumentare.

Che pensiero brutto, negativo, pieno di malizia, diffidenza, sospetto. Per fortuna non è vero, figuriamoci! Nessuno mai nella Chiesa ha avuto intenzioni simili, ci mancherebbe! Chiedo perdono di averlo anche solo pensato. Certo, il pensiero brutto non mi sarebbe neanche venuto se la Cupola fosse stata accesa, nella sua bellezza luminosa, a far festa insieme alla città nel giorno della Festa del Ticino…

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