Sparatorie

Un’intera pagina del Ticino del giorno dei Santi è dedicata, ad esprimere la giusta preoccupazione dei pavesi per la sparatoria, per fortuna senza conseguenze, avvenuta pochi giorni prima in centro a Pavia nell’orario di punta.

Sullo stesso numero tuttavia, e anche su quello prima, ampio spazio è dato alle ragioni dell’europarlamentare che, forte di un solidissimo consenso anche di molti cattolici pavesi, una volta mostra la scarpa, un’altra lancia cioccolatini nell’aula in seduta plenaria.

Si tratta in effetti di atti di bullismo da parte di adulti per i quali esistono appropriate sanzioni che le forze di polizia in un caso e il Presidente del Parlamento Europeo nell’altro, hanno doverosamente applicato.

Ci sembrano tuttavia opportune alcune riflessioni dal punto di vista della prevenzione e della preoccupazione educativa.

Da una parte, se è normale spararle sempre più grosse per farsi sentire, può succedere che persone meno equilibrate di un parlamentare europeo passino dagli spari metaforici a quelli veri per far valere le proprie ragioni.

Più preoccupante che, se il consenso sale solo esasperando i toni, allora diventa difficile qualunque riflessione e testimonianza, figuriamoci l’annuncio di una Buona Notizia.

Tante evidenze etiche oggi sono solo presunte o ridotte a pretesti per polemiche forse perché abbiamo perso la pazienza per la fatica del dialogo e dell’ascolto.

La tecnologia oggi aumenta la tentazione di rispondere a provocazione con altre provocazioni, perché capire le ragioni dell’altro è faticoso, e costringe a ripensare alle proprie posizioni, ripartendo da ciò che è essenziale.

Condividiamo la necessità di tornare a riflettere oggi sulle categorie dell’umano ma nessuna riflessione è possibile se non si accetta la possibilità del dialogo e del confronto fra posizioni diverse.

Torniamo quindi a ribadire la richiesta, più volte espressa anche autorevolmente sul Ticino, che il confronto sul settimanale diocesano avvenga serenamente tra posizioni diverse, serenamente esplicitate.

Dare voce a punti di vista opposti su questioni rilevanti è in un certo senso doveroso, ma il Papa e i Vescovi hanno idee precise sul rischio costituito dal linguaggio di odio.

Gli adulti, forse più dei ragazzi, trovano oggi su Facebook qualunque opinione e il suo contrario, se anche il settimanale della diocesi insegue questo metodo, non regge la concorrenza.

Qualche volta non prendere posizione è di per sé una posizione.

Francesco Frigerio

loading