L’AZIONE CATTOLICA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Tutti noi abbiamo attraversato questi mesi con fatica; abbiamo affrontato ogni giorno la paura e la preoccupazione; abbiamo pianto per i molti lutti e pregato per chi era nel dolore e per chi stava vivendo momenti di apprensione per la malattia di un proprio caro.

Ora la tensione si sta allentando: abbiamo attraversato il deserto e vediamo all’orizzonte la luce di una vita nuova, anche se ancora densa di ansie per un futuro che andrà ricostruito a poco a poco, raccogliendo i cocci di questo tempo.

Dobbiamo farlo come uomini e donne che devono superare la paura, quella che può avere le immagini della mascherina e del distanziamento sociale: quelle precauzioni che siamo giustamente obbligati ad adottare per salvaguardare la nostra salute e quella degli altri, ma quella stessa mascherina  nasconde volti e sorrisi, rende più difficili le nostre chiacchiere, quel distanziamento  ci impedisce abbracci, baci e persino le strette di mano, rende più formali e freddi i nostri incontri.

Dobbiamo farlo come comunità, cercando di superare i muri delle nostre case e ritrovando il piacere di incontrarsi, di prendersi cura gli uni degli altri: corriamo il pericolo di “abituarci” agli incontri “virtuali”, allo smartworking, alla didattica a distanza, a quello che non ci obbliga ad uscire di casa, che ci esonera dallo stare in mezzo agli altri, dal coltivare relazioni, dal superare conflitti che facilmente si nascondono dietro uno schermo o un telefono.

Dobbiamo farlo come cristiani che per mesi non abbiamo avuto la possibilità di celebrare “in presenza” e in comunità l’Eucaristia, che non abbiamo potuto insieme vivere la Quaresima e celebrare la Pasqua, che dobbiamo abituarci a vivere la S. Messa stando a distanza, senza scambiare il segno della pace, cercando di trasformare in festa il timore e lo smarrimento.

E’ stato ed è un tempo complicato ma è stato più facile viverlo come Associazione, perché l’Azione Cattolica è davvero una famiglia, siamo abituati a camminare insieme e abbiamo il dono dell’intergenerazionalità, e quindi delle sollecitazioni e dell’intuito dei giovani.

Creatività, prossimità, sinodalità sono state le parole che hanno guidato e guideranno il nostro cammino di questi mesi.

Dopo il primo momento di smarrimento, non abbiamo mai smesso di lavorare e di renderci presenti: abbiamo mandato mail settimanali per accompagnare la formazione e la preghiera e per proporre iniziative solidali per la Quaresima; siamo stati vicini ai nostri adultissimi per quanto è stato possibile; abbiamo organizzato incontri formativi “virtuali” per tutti gli archi di età.

Con nostro grande dispiacere, abbiamo dovuto rinunciare, malgrado le Case già prenotate da tempo e il promemoria con le date diffuso a febbraio, ai nostri Campi estivi: l’emergenza sanitaria in corso non ci permette di poter organizzare e gestire in sicurezza  i Campi dei ragazzi (ma neppure quello degli Adulti) assicurando il distanziamento necessario e  il rispetto di tutte le norme in vigore.
Ma non ci fermeremo: ogni settore sta lavorando per pensare delle iniziative che nel corso dell’estate ci permetteranno di camminare insieme nelle modalità che ci saranno permesse dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria in corso. 

E infine, ma non per importanza, abbiamo lavorato per costruire NESSUNO SI SALVA DA SOLO, il nuovo progetto di solidarietà   di cui l’AC diocesana di Pavia si è fatta promotrice insieme alla Caritas per accompagnare, soprattutto nei prossimi mesi, le persone che più duramente saranno colpite dall’ emergenza coronavirus. NESSUNO SI SALVA DA SOLO, ci ha ricordato papa Francesco in quel memorabile 27 marzo. E noi abbiamo voluto accogliere questo accorato grido, lanciando una proposta: chi gode di un reddito garantito devolva (per un po’ di mesi) una quota del suo stipendio o della pensione a chi si trova attualmente nell’ incertezza economica e lavorativa.  È un gesto di generosità ma anche di equità sociale, che potrà sostenere chi è stato travolto da questa emergenza.

Abbiamo fortemente voluto questo progetto che sta raccogliendo tante adesioni dal mondo cattolico e dal mondo laico: ad AC e Caritas si sono unite le ACLI, il Centro Servizi Volontariato Lombardia Sud e poi il Presidio di Libera Pavia e il Gruppo Scout Pavia 1. E’ un lavoro di squadra, complesso, che sta incontrando tanta disponibilità e tanta generosità di persone, famiglie e Associazioni, un esempio di quella sinodalità di cui la Chiesa e la Società non possono fare a meno.

Siamo tutti sulla stessa barca, dice Papa Francesco, e il nostro Presidente Matteo Truffelli ci chiede di “imparare a remare insieme per abitare questo tempo che potrà migliorarci se riusciremo a stare nella storia con gli occhi della fede”.

 

Carla Conti

Presidente Diocesana

Azione Cattolica Pavia

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