Dialogo per la vita

Sul riconoscimento del diritto alla vita  si fonda l’umana convivenza e la stessa comunità politica. San Giovanni Paolo II già 25 anni fa in Evangelium Vitae, quando richiamava i politici, cominciando da quelli cristiani,  a compiere quelle scelte che, tenendo conto delle possibilità concrete, portino a ristabilire un ordine giusto nell’affermazione del valore della vita, riconosceva che nel contesto di democrazie pluraliste con la presenza di forti correnti culturali di diversa impostazione, è difficile attuare un’efficace difesa legale della vita (EV 90). Questa responsabilità dei cristiani è stata costantemente riconosciuta e accompagnata dal magistero. Benedetto XVI ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché «il libro della natura è uno e indivisibile» e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Questa citazione è stata posta da papa Francesco all’inizio di Laudato si (LS 6), che è passata purtroppo a molti solo come improprio interessamento della Chiesa alle “emissioni atmosferiche”. 

Oggi dobbiamo riconoscere che le forti correnti culturali contrarie rischiano di essere alimentate dalla reazione ad un uso in realtà strumentale della difesa della vita da parte della politica. Pensiamo a come sono state viste da noi le elezioni americane: il Presidente Trump ha diviso le famiglie dei migranti, ha riavviato la corsa internazionale agli armamenti, nonché quella al momento più letale,  dei suoi cittadini alle armi leggere,  fa  ostruzionismo alla transizione di poteri dopo un’elezione che sa benissimo di avere perso, e ha accelerato le esecuzione capitali proprio perché il successore forse farà scelte diverse, però è stato molto attivo per mettere ostacoli legali ad aborto e contraccezione. Se un personaggio del genere viene anche dalle nostre parti individuato come “pro vita”, lo stesso impegno di tante persone di buona volontà a sostegno della vita nascente rischia di essere penalizzato dall’identificazione con un’agenda politica di fatto contraria alla stessa dottrina sociale della Chiesa.

In Amoris Laetitia, parlando dell’annuncio della Chiesa sulla famiglia, il Papa ci ricorda che non si tratta soltanto di presentare una normativa, ma di proporre valori, rispondendo al bisogno di essi che si constata oggi, anche nei paesi più secolarizzati (Al 201). Il clima culturale non è certamente favorevole, ma forse è ora di cercare di superare le divisioni ideologiche e riconoscere, certo con fatica, gli spazi per annunciare il Vangelo anche a chi se ne è allontanato proprio a causa di una modalità preoccupata di ribadire principi prima di ascoltare le persone. Del resto in Fratelli tutti, parlando del difficile cammino di costruzione della pace, lo stesso Papa ci ricorda che è sempre possibile trovare qualcosa che si possa rivalutare, anche quando possa essersi sbagliato o aver agito male (FT 228).

Ci sono oggi nella nostra Società molte divisioni, e sempre di più ciò che succede in un paese finisce per influenzare tutto il mondo, per questo guardiamo con attenzione anche a ciò che succede in America. Nondimeno crediamo che pochi siano interessati a ciò che è intrinsecamente disordinato secondo la Chiesa finché non riconoscono nel Vangelo e nei suoi testimoni qualcosa di vero per la propria vita.

Articolo pubblicato su “Il Ticino” del 19 novembre 2020

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