L’Azione Cattolica rinnova il suo impegno in chiave missionaria

di Raffaella Rastelli

L’Azione Cattolica si caratterizza per il suo generoso e qualificato impegno formativo che, nel corso del tempo, si è realizzato attraverso forme e strumenti diversi, costantemente ripensati e aggiornati per mantenere la proposta dell’associazione all’altezza dei tempi e della vita delle persone.

Il progetto formativo PERCHE’ SIA FORMATO CRISTO IN VOI è stato rinnovato dal Consiglio nazionale dell’associazione nel 2020 (il precedente era del 2004) e, pur mantenendo invariato il suo impianto complessivo, accoglie le sfide che un “cambiamento d’epoca” come quello attuale e il profetico pontificato di Papa Francesco stanno ponendo a tutti noi credenti.

Il fine dell’Azione Cattolica è sempre quello di formare uomini e donne capaci di vivere in modo autentico e originale la propria esperienza cristiana nella storia e nel mondo, ma come realizzare questo fine in un mondo plurale, dominato dalle nuove tecnologie, in cui l’uomo è concentrato sul proprio “io”, ma fatica a ritrovare la sua interiorità e a vincere le sue paure?

Come tradurre nelle nostre vite le provocazioni del magistero del Papa: l’adesione alla realtà, l’opzione per gli ultimi, la promozione della fratellanza e di una ecologia integrale?

L’obiettivo di fondo che ci propone il progetto è di convertire le nostre vite e quindi le nostre proposte e i nostri percorsi in chiave missionaria. 

Concretamente questo significa:

  • Riconoscere il valore assoluto del mistero del Signore Gesù e annunciare con la nostra vita di ogni giorno che la fisionomia più profonda e più vera di ogni uomo è il volto di Gesù.
  • Aiutare chi incontriamo a riscoprire la propria interiorità, le proprie domande di fondo e a passare dalla ricerca all’incontro con Gesù.
  • Incontrare le persone nella loro realtà, nella loro quotidianità, spalancando le porte delle chiese per accogliere tutti nelle loro intuizioni, nei loro aneliti, nelle loro ferite.
  • Proporre esperienze di fraternità e di responsabilità per testimoniare che non si vive per se stessi, che l’unità e il dialogo sono superiori al conflitto, che il bene individuale si realizza attraverso la costruzione del bene comune, che il servizio non è episodica filantropia, ma lo stile di vita di chi ama.
  • Mettersi alla “scuola dei poveri e degli ultimi”, che ci aiutino a generare nuovi stili di vita e a combattere la cultura dello scarto.

La più grande carità che viene chiesta alla nostra associazione, che mette al centro del suo impegno la formazione, credo sia quella di accompagnare educatori e animatori disponibili a mettere tempo ed energie a servizio delle nuove generazioni e degli adulti delle “periferie esistenziali”, cioè di chi si sente povero, insignificante, solo, per scoprire che il Signore è già lì, all’opera, ci precede e ci chiede di portare alla luce le ricchezze nascoste.

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