rischiare la fraternità

Dall’articolo di Sandro Calvani – Sito AC Nazionale (leggi l’articolo completo qui)

Basta leggere l’enciclica Fratelli tutti per capire e decidere come orientarsi alle prossime elezioni, al di là delle barriere della geografia e dello spazio.

Tre anni fa Francesco ha richiamato la nostra attenzione sulla fraternità di stile francescano, tra tutti gli esseri umani e fra tutti i popoli, le nazioni, le culture e le religioni come l’unica modalità capace di generare pace e prosperità per il mondo intero. Fratelli tutti definisce infatti un cambio fondamentale di paradigmi politici nazionali e internazionali e rappresenta dunque la più moderna e completa raccolta della dottrina sociale della Chiesa applicata al mondo contemporaneo.

Oggi il discernimento necessario e le mappe stesse per orientare i cammini della pace, dello sviluppo sostenibile, della giustizia e dell’uguaglianza sono troppo spesso sfumati se non addirittura capovolti come il negativo di una fotografia. 

Le biblioteche dei prossimi anni dovranno creare una nuova sezione di studi sulle politiche estere sotto il nome di “fatti alternativi”: questa categoria in continua crescita comprende situazioni contemporanee disumane come, per esempio, l’invasione dell’Ucraina decisa da Putin e presentata alle Nazioni Unite come un’operazione speciale di de-nazificazione; i reiterati genocidi in Myanmar definiti come operazioni anti-terrorismo. Vanno poi aggiunte altre decisioni deliranti di politiche globali con effetti devastanti per le prossime generazioni: per esempio, l’ignavia dei governi nella risposta al cambio climatico e al rispetto dei diritti dei sistemi viventi, mascherata come difesa dell’occupazione; l’ipotesi di realizzare un blocco navale a protezione delle frontiere marittime dell’Italia contro immigrati naufraghi e rifugiati; l’idea di far pagare tasse uguali a ricchi e poveri. 

Di fronte a tanta complessità, molte persone si girano dall’altra parte, verso il proprio orticello, la propria famiglia, le proprie tradizioni e la propria nazione. Lo stesso fanno tanti politici che dicono di avere soluzioni per il lavoro, le pensioni, la salute pubblica e l’economia adatte al proprio paese, lasciando che a gestire gli “affari esteri” sia qualcun’altro. In realtà ogni seria questione interna a una nazione è oggi sempre prevalentemente internazionale e le sole soluzioni efficaci e sostenibili sono quelle decise e messe in atto da tante nazioni insieme, in forma collaborativa e inclusiva, come ci siamo proposti nei trattati europei e come previsto nell’articolo 11 della Costituzione. Per superare le tante difficoltà a capire questa visione, ci vuole un Whatever it takes educativo, la priorità di formare a tutti costi le menti delle nuove generazioni alla pace e alla cittadinanza globale. 

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