Il discorso della Presidente Carla Conti alla XVIII Assemblea Diocesana dell’Azione Cattolica

Provo a raccontarvi questi quattro anni e la voglia di speranza e di futuro che emerge dal nostro documento assembleare cercando di non fare un elenco delle cose fatte o da fare (che comunque emergeranno), ma partendo parole e immagini che hanno accompagnato questi anni.

Ci siamo detti più volte in questi giorni che l’Assemblea è molto di più di un formale passaggio democratico, senz’altro importante: l’Assemblea è il luogo in cui si ripensa l’Associazione facendo discernimento comunitario, è il luogo in cui si guarda al futuro facendo verifica del passato, è il luogo in cui ritroviamo volti, sorrisi, affetti per fare festa insieme.

E proprio per allargare lo sguardo su di noi, permettetemi di iniziare con qualche dato che ci aiuti ad inquadrare la nostra Associazione oggi a Pavia: siamo una piccola Associazione di circa 350 soci. Siamo riusciti a mantenere stabile il numero degli aderenti incontrando nuovi amici che hanno deciso di camminare con noi e di aderire alla nostra proposta. Possiamo però dire che le nostre iniziative raggiungono almeno 1000, 1200 persone se pensiamo ai genitori dei ragazzi dei campi, ai tanti adulti che partecipano ai nostri cammini di formazione, alle nostre proposte sociopolitiche e di spiritualità e preghiera.

Vorrei ora ripercorrere  il nostro documento partendo da alcune parole chiave

 

PANDEMIA E GUERRA

Quattro anni fa, appena finita la nostra Assemblea, siamo caduti, come tutta Italia, nell’incubo inaspettato e imprevisto della pandemia. Come tutti eravamo smarriti, increduli, incapaci di prendere decisioni. E come spesso succede è stato un giovane a dare voce ai nostri dubbi di quei giorni, quando in prima battuta ci è sembrato normale dire “va bene, se dobbiamo stare tutti a casa stiamo fermi, non facciamo nulla”. Stefano il 5 marzo 2020 ha scritto al Consiglio “Mi chiedo però se non sarebbe opportuno cominciare a ragionare sul senso dell’Azione Cattolica in questa situazione, in cui gli incontri (e la Messa) sono vietati. Potremmo in qualche modo accompagnare associati e amici? Che strumenti avremmo a disposizione per farlo in modo sentito, sincero e il più reale possibile?”

Credo che in queste parole ci sia tutto il senso e l’impegno dell’AC in quel tempo così difficile: abbiamo sperimentato tutto il possibile per stare vicino e accompagnare i nostri soci e amici utilizzando tutti i mezzi a disposizione, improvvisando molto ma cercando sempre di non lasciare indietro nessuno. 

E appena passata l’emergenza COVID ci siamo trovati a fare i conti con una guerra e poi un’altra, vicine e apparentemente senza soluzioni prossime. Tutto questo ci interpella e ci chiede di pregare incessantemente per la pace ma anche di informarci per conoscere le ragioni dei conflitti. Noi ci proviamo sempre per stimolare la conoscenza vera, il confronto e il dialogo.

 

CURA

Credo che proprio le esperienze particolari di questi anni, insieme forse alla fatica dei quattro anni e all’occasione propizia dei 100 anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani, ci abbia spinti a scegliere per il nostro percorso assembleare il tema della “cura” che vorremmo continuare ad approfondire e a mettere al centro per i prossimi tre anni.

Prendersi cura di ciascuno è una sfida perché è difficile, perché bisogna avere un cuore grande e uno sguardo ampio, bisogna ascoltare e accogliere.

Prendersi cura reciprocamente gli uni degli altri significa costruire davvero quel Noi più grande che rende la comunità ecclesiale e sociale più inclusiva, solidale e generosa.

 

RESPONSABILITA’

La responsabilità è un tema delicato e complicato in AC, nella Chiesa, nella società civile. Essere responsabili di qualcosa ci lega, ci impegna, ci fa perdere qualcosa di noi. In questi anni credo di aver imparato a vivere la responsabilità in modo sereno, ad accettare la fatica, a rinunciare a un po’ di tempo per me. Siamo un’associazione di persone che si prendono cura le une delle altre: cura verso coloro di cui si è responsabili, ma anche cura tra responsabili, e cura verso chi vive il momento di “passare la palla” della responsabilità associativa dopo un percorso più o meno lungo. In AC si impara a vivere la corresponsabilità, a camminare insieme condividendo le fatiche, a far crescere e formare altri amici per “fare posto” a sensibilità e competenze diverse. Si impara a non “occupare spazi” ma ad “avviare processi” che forse altri porteranno a termine.  Segnalo il decalogo della corresponsabilità che l’amica Paola Bignardi ci ha lasciato durante un suo bellissimo intervento al Consiglio Pastorale Diocesano. Vi invito a leggerlo perché è prezioso per il cammino personale di ognuno. Permettetemi di sottolineare due punti che mi sono particolarmente cari 

  • Corresponsabilità non è eseguire, ma saper prendere l’iniziativa, farsi venire idee, affrontare con gli altri i problemi che ci si trova di fronte…
  • Corresponsabilità genera la passione di inventare cose nuove, non per gusto di novità o di stravaganza, ma perché’ lo Spirito è fantasia, e noi ne siamo sempre in ascolto.

 

CHIESA

L’AC cammina con la Chiesa. La nostra AC cammina con la Chiesa di Pavia, a fianco del nostro Vescovo e dei nostri Sacerdoti, a disposizione negli organismi di partecipazione ecclesiale, nel cammino sinodale in corso in questi anni e spesso nelle Parrocchie. Crediamo che l’AC sia davvero un modo speciale di vivere e servire la Chiesa e sperimentiamo ogni giorno la bellezza e la fatica del camminare insieme. Siamo a disposizione per aiutare e accompagnare il cambiamento necessario in diocesi e per fare da ponte ed essere lo sguardo della Chiesa nel mondo in cui siamo pienamente inseriti.

Ringraziamo il nostro Vescovo per la benevolenza e l’attenzione con cui guarda la nostra Associazione e ringraziamo i nostri Assistenti di cui conosciamo le fatiche ma anche l’affetto per l’AC e per ognuno di noi e con loro tutti i sacerdoti che condividono e hanno condiviso un tratto del nostro cammino.

 

BENE COMUNE

Vogliamo fare nostra ogni giorno la citazione di Don Milani: non c’è niente di più ingiusto che fare parti uguali fra disuguali. E’ questa convinzione che ha mosso il nostro impegno per il progetto Nessuno si salva da solo che dal 2020 ci permette di sostenere tante fragilità e che ci ha fatto scoprire l’importanza delle alleanze, del mettersi insieme per fare bene il bene. Abbiamo sperimentato che è necessario ascoltare più voci anche laiche per iniziare a costruire un mondo più giusto ed equo. Voglio quindi ringraziare tutti i nostri compagni di strada, quelli che continuano a camminare con noi nel progetto, e tutti gli amici che abbiamo incontrato e che ci hanno testimoniato in questi anni tanti modi diversi di aver cura del bene comune. E permettetemi un ringraziamento speciale ai miei ragazzi del Movimento Studenti: abbiamo percorso tanta strada insieme in questi sette anni, prima con Michele e Giovanni e poi con Daniele e Letizia, le equipe e tanti ragazzi che hanno partecipato agli incontri e ai campi. Mi piace molto il loro stile di vivere la scuola da protagonisti, da studenti capaci di prospettiva. Mi piace la loro voglia di formarsi e la serietà con cui affrontano le continue sfide della scuola di oggi. Mi piace la loro disponibilità a mettersi in gioco in esperienze nuove creando alleanze per esempio con la Casa del Giovane o con il progetto per studenti di Cittadinanza e Costituzione. Grazie ragazzi per la vostra testimonianza bella e buon lavoro per il prossimo triennio ai nuovi segretari Gabriele e Camilla e a tutti i msacchini. E grazie a Giovanni che conclude il suo servizio di incaricato regionale, grazie per lo sguardo speciale e premuroso con cui hai sempre accompagnato il nostro MSAC di Pavia. 

 

PERSONE

Spesso definiamo l’AC come una grande famiglia, un luogo vorremmo che tutti si sentissero a casa. 

Mi sono sentita a casa con gli amici della Presidenza nazionale che hanno saputo creare una rete di vicinanza anche alle Associazioni piccole come la nostra. In ogni occasione di incontro, anche in Convegni con centinaia di partecipanti, non hanno mai fatto mancare uno sguardo di riconoscimento, un messaggio di amicizia, un abbraccio. Questo ti fa sentire in famiglia e per questo sono riconoscente.

Mi sono sentita a casa con la Delegazione regionale e il comitato Presidenti. Si è creata fra tutti noi un’amicizia bella, un confronto e un supporto preziosi: abbiamo camminato insieme condividendo difficoltà e speranze e cercando strade nuove di collaborazione con i nostri Vescovi.

E mi sento a casa qui nella nostra AC di Pavia e non posso che essere grata al Signore per gli incontri che mi sono stati donati, per le cene insieme, per le chiacchere, per le passeggiate in montagna, per il gruppo della briscola che continua da tanti anni, per le gioie condivise i matrimoni, i bimbi nati. E affidiamo al Signore i dolori e i lutti che abbiamo dovuto accompagnare.

Ho avuto il dono negli ultimi anni di mettermi al servizio dei ragazzi nei campi estivi. Ho incontrato ragazzi e adolescenti entusiasti, contenti di stare insieme, capaci di giocare e divertirsi, ma anche di pregare, di fare silenzio e di ringraziare.

Ho incontrato educatori appassionati, capaci di aver cura di ogni ragazzo, di preparare ogni momento del campo in modo accurato, di fare tardi la sera per verificare la giornata.

Ho incontrato adulti capaci di mettersi al servizio per accudire, cucinare, pulire, a volte curare e consolare. Non li nominerò ad uno ad uno ma loro sanno la gratitudine con cui l’AC guarda a tutto il tempo donato.

Grazie di cuore a Micol e a tutta l’equipe ACR: nella fatica di trovare uno spazio fra tante proposte, avete creduto fortemente nella proposta dell’AC, vi siete formati come gruppo, siete riusciti a costruire una proposta bella per i ragazzi, avete accettato la sfida partecipando all’incontro nazionale di Silvi Marina e vi siete messi al servizio dei più fragili animando i ragazzi della Casa Famiglia della Lega del Bene.   

Grazie di cuore a Chiara e a Luca e a tutta l’equipe giovani: avete continuato a proporre un campo adolescenti che si fa ogni anno sempre più frequentato, avete collaborato con il Movimento Studenti supportando e accompagnando le loro proposte, siete riusciti con fatica a ricostruire il gruppo giovani iniziato nello scorso triennio. Forse il mio successore riuscirà a vedere realizzato ancora dopo tanti anni il sogno di un campo giovani anche breve.

Grazie a tutte le tre equipe giovani che hanno saputo camminare insieme per proporre momenti comuni di preghiera e di formazione: anche in questo l’AC è palestra di sinodalità.

Ho avuto il dono in questi anni di incontrare tanti adulti nelle tante e diverse proposte formative: i nostri cammini per adulti, i campi, le gite, le proposte di approfondimento socio politico, i momenti di spiritualità. Tanti momenti di grazia che hanno nutrito la mente e il cuore.

Grazie di cuore a Rita che ha generosamente accettato l’incarico di Vice Adulti, mettendosi in gioco con cuore e buona volontà. E grazie agli amici dell’equipe adulti: non abbiamo mai smesso di cercare strade nuove per offrire agli adulti luoghi di approfondimento della vita e della Parola, di spiritualità e di preghiera, anche quando la stanchezza sembrava aver preso il sopravvento. 

Grazie al Consiglio uscente che ha tracciato la strada dell’Associazione in questi quattro anni: grazie per aver accettato le mie sollecitazioni a formarsi e a lavorare in modi alternativi. L’ultimo incontro di Consiglio allargato con il metodo del world cafè è stato un momento prezioso di confronto intergenerazionale che ha messo le basi per questo documento assembleare. Grazie davvero per la disponibilità.

E grazie alla mia Presidenza, per avermi supportata e sopportata in questi quattro anni. Grazie a Gabriele, a Paola e a Ilaria che in modo più defilato hanno lavorato perché tutto in Associazione potesse funzionare. Io auguro a me e a tutti voi che l’AC resti casa nostra anche quando da domani verrà meno l’incarico di responsabilità. L’AC conta ancora su tutti noi e ci chiede di rimanere a casa.

Vorrei concludere con alcune brevi considerazioni e qualche consiglio.

Lascio, non solo per merito mio, a chi mi succederà un’Associazione viva e vivace e sono certa di lasciarla in buone mani. Io sono convinta che l’AC sia un dono per ognuno di noi e per la Chiesa di Pavia. 

Le proposte di formazione dell’Ac Nazionale sono momenti preziosi di crescita personale e di confronto con amici che in tutta Italia condividono le nostre esperienze: diciamo di sì ai momenti formativi che ci vengono proposti e prendiamoci un po’ di tempo per noi.

Mettiamoci in ascolto sempre del nostro territorio e della nostra Chiesa di Pavia e allarghiamo lo sguardo sulle necessità dei fratelli per continuare a creare alleanze e a proporre percorsi nuovi.

Non esitiamo a metterci in gioco, a dedicare tempo, quello che possiamo…: tutti siamo preziosi e l’apporto di ognuno di noi in Associazione è unico.

Non lasciamo che siano i numeri il metro di misura per le nostre proposte. Sappiamo che non è più così nella Chiesa, che siamo un piccolo resto che può e deve essere sale e luce nel mondo.

Per quanto mi riguarda, mi scuso per tutte le volte in cui non sono riuscita a mettere in atto queste cose, in cui non sono stata accogliente o attenta, in cui non ho dedicato il tempo necessario alla cura di ognuno.

Metto questo tempo e l’AC nelle mani del Signore e affido le nostre speranze e le nostre fatiche all’intercessione degli amici dell’AC che ci hanno preceduti in cielo, di Luisa e Lino Biancardi, di Don Bruno, del Vescovo Giovanni.

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