Gaza: Quel silenzio complice

Anche l’AC di Pavia ha sostenuto l’iniziativa, invero solo simbolica, ma crediamo importante, di segnalare, sabato 24 maggio, con un semplice lenzuolo bianco alla finestra o al balcone, il dolore per quello che avviene nella striscia di Gaza.

Qualche giorno prima, due giovani dipendenti dell’ambasciata Israeliana a Washington sono stati assassinati, in un paese dove circolare armati è un diritto costituzionale, da una persona che ha gridato Palestina libera.

Condanniamo con fermezza ogni forma di violenza e riconosciamo anche queste come vittime innocenti, osservando  con preoccupazione che stanno riprendendo vigore idee antisemite che non  dovrebbero più avere posto nella storia.

Dobbiamo però ribadire che criticare il governo dello stato di Israele non è di per se un gesto antisemita. Come ha ribadito anche l’Azione Cattolica Nazionale, la situazione a Gaza è, sempre più drammatica nonostante gli appelli, e stare in silenzio vuol dire farsi complici.

lo scrittore Israeliano David Grossman, (antisemita anche lui?) ha affermato che Davanti a tanta sofferenza il fatto che questa crisi sia stata iniziata da Hamas il 7 ottobre è irrilevante.

L’invito per tutta l’associazione è stato pertanto ad intensificare la preghiera per la Pace ma anche ad unirsi a tutta la comunità civile in un gesto per far sentire, non al popolo, ma al governo dello stato di Israele e, soprattutto a quanti anche nel nostro paese lo sostengono, quanto la strada del genocidio che ha intrapreso, sia inaccettabile proprio per la sua storia.

Al di là del numero dei teli bianchi esposti l’iniziativa sembra aver avuto una qualche risonanza se su parte della stampa italiana sono state rilanciate le accuse a chi aveva aderito all’iniziativa, di essere nientemeno che complici di Hamas.

Un’autorevole giornalista, per dimostrare che l’esercito israeliano fa tutto il possibile per risparmiare i civili, ha affermato che la metà delle vittime è tra i terroristi. E l‘altra metà?

Cinicamente, si potrebbe dire che  da anni Iran e Israele si combattono fino all’ultimo palestinese, così come Stati Uniti e Russia si affrontano fino all’ultimo ucraino, ma, anche  se c’ è un fondo di verità bisogna avere il coraggio di studiare e capire che le cose sono spesso più complicate di così, ma ostinarsi a cercare i semi della Pace.

Proprio e finché siamo, almeno in senso militare, ai margini di questi conflitti, dovremmo cercare di dare spazio, anche nell’informazione, alle iniziative che si impegnano a fare incontrare le persone di entrambe le parti.

Se ricordare che nelle guerre ci sono le vittime, viene visto come propaganda, dobbiamo continuare a farci delle domande.

 

Francesco Frigerio – Presidente Diocesano AC Pavia

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